Bandiera ed Inno

Bandiera

Probabilmente fu creata nel 1900. Una versione precedente di questa bandiera fu quella della Repubblica di Araarat, nazione presente tra il 1927 e il 1931  in Anatolia. Attualmente è utilizzata come bandiera ufficiale della Regione del Kurdistan ed è stato istituito il 17 Dicembre il giorno della bandiera kurda.

La principale caratteristica della bandiera è l’emblema al centro dello stendardo, il sole d’oro ardente, che è un antico simbolo religioso dei curdi e rappresenta nello Zoroastrismo la saggezza. Il disco solare ha 21 raggi, uguali per forma e dimensione. Il numero 21 ha un’importanza anche nelle antiche tradizioni religiose dei curdi Yazdani. Anche i colori della bandiera hanno un significato simbolico: il rosso simboleggia il sangue dei martiri kurdi e la continua lotta per la libertà e l’indipendenza del Kurdistan; il verde simboleggia la bellezza dei paesaggi del Kurdistan; il bianco simboleggia la pace e l’uguaglianza; il giallo rappresenta la vita e la luce.

Inno nazionale

Oh nemici che ci guardano, la nazione di lingua kurda è viva
Non può essere sconfitta dai produttori di armi di ogni tempo
Non si dica che i kurdi sono morti, i kurdi sono vivi
I kurdi sono vivi e la nostra bandiera non cadrà
Noi siamo i figli del colore rosso della rivoluzione
La nostra storia è piena di sangue                                          
Nessuno dica che i kurdi sono morti,
I kurdi sono vivi, e la nostra bandiera non cadrà mai,
Noi siamo i figli dei Medi e Kai Khosrow
La nostra patria è la nostra fede e religione
Non si dica che i kurdi sono morti, i kurdi sono vivi
I kurdi sono vive, e la nostra bandiera non cadrà mai
La gioventù kurda è risorta come nobili guerrieri
Per disegnare la corona della vita con il sangue
Non si dica che i kurdi sono morti, i kurdi sono vivi
I kurdi sono vivi e la nostra bandiera non cadrà mai
La gioventù kurda è sempre pronta  ed è sempre pronta a sacrificare la loro vita
A sacrificare la loro vita, a sacrificare la loro vita


Dal poeta Dildar (noto anche come Yonis Reuf, 1917-1948)